Al di là degli aspetti di comunicazione e promozione della possibilità di accorciare i tempi si parla da molto tempo.
Non credo che le collezioni viste a Milano siano tutte facilmente, integralmente e velocemente commercializzabili, indipendentemente dalla velocità con cui si potrebbe fare.
Accorciare i tempi post-sfilata credo sia quasi impossibile; possibile è invece pianificare “anticipandoli”, preparandosi alla sfilata come il segnale dell’arrivo e non come oggi dello sparo dello starter.
Pianificare però vuol dire organizzarsi e, almeno nel campo della moda organizzare la creatività è considerato un ossimoro.
E’ veramente così?
Più dello stile, oggi conta la velocità. Ecco cosa ricordare della settimana della moda milanese. Un avvenimento che vede stilisti, industrie e istituzioni a una svolta
di Simone Marchetti (seidimoda)
L’edizione appena conclusa della settimana della moda milanese è stato come un biglietto di sola andata, per stilisti e istituzioni cittadine, un traguardo raggiunto dal quale non è più consentito tornare indietro. D’ora in avanti, si potrà soltanto procedere: pena l’esclusione dal palcoscenico della moda internazionale. Perché più che di stile, questa stagione è stata una questione di modi, di strategie e di progetti comuni.
Innanzitutto, ha vinto l’idea di concentrare le sfilate intorno a piazza del Duomo, consentendo più agilità e meno confusione. Il calendario lungo, poi, ha obbligato gli addetti ai lavori a fermarsi per tutti i giorni in cui si erano schierati i big del Fashion System, anche se, bisogna ammetterlo, non sono mancati i posti vuoti in passerelle di solito gremite di persone.
Il Comune di Milano ha dimostrato un impegno encomiabile nel fare da trainante, insieme alla Camera Nazionale della moda, per portare tutti gli stilisti a una decisione comune. “Ringrazio tutte le istituzioni, gli stilisti e la Camera del Commercio di Milano” ha dichiarato questa mattina il sindaco Letizia Moratti. “Questo impegno comune è destinato a continuare anche nelle prossime edizioni perché la moda è una colonna portante della nostra città”.
Tuttavia, le iniziative culturali che il Comune è riuscito a organizzare per questo evento, continuano a restare sotto la soglia di quanto si potrebbe fare. Ancora una volta, Parigi resta un esempio: le mostre di Yves Saint Laurent al Petit Palais o quelle di tanti stilisti, anche italiani, al Louvre dovrebbero vedersi anche a Milano.
Non è mistero, infatti, che la cultura da sempre alimenta la moda e quindi rafforza l’industria: non a caso, lo stile Saint Laurent, mutuato dalla recente mostra parigina, ha imperato su tutte le passerelle.
Ma oltre alle tendenze emerse da questa edizione di Milano Moda Donna (di cui Seidimoda ha scelto le migliori 10), ciò che sta facendo tremare tutti gli addetti ai lavori è il tempo.
O meglio, la velocità.
Trasformata da internet ed elettrizzata dal commercio online, la nuova generazione di consumatori fashion victim non ha voglia di aspettare. E chiede subito ciò che vede in passerella.
Da questo consegue che le classiche sfilate, i quattro mesi per la produzione e la distribuzione dei capi, più tutto il meccanismo di stampa e compratori tradizionali, stanno scricchiolando dalle fondamenta.
A riguardo, l’ultima sfilata di Burberry Prorsum, a Londra, ha gettato una pietra miliare. Al termine dello show, sulla pagina di internet del brand inglese si potevano già acquistare i capi visti in passerella con un tempo di consegna di un mese e mezzo.
Ovvero, meno della metà del solito meccanismo. Ma cosa succede, quindi, al classico sistema di negozi e boutique?
“Succede che la velocità sarà il nostro nuovo metro di giudizio“, ha confermato Miuccia Prada a Seidimoda. “I nostri negozi vedono già un ricambio incredibile di collezioni, quasi settimanale”, continua la designer. “Come stilisti e come aziende non abbiamo scelta: bisogna seguire questo corso, adeguarsi ai nuovi ritmi. Dal canto mio, questo mi stimola perché mi costringe a cambiare. E la moda è soprattutto cambiamento”.
Dello stesso avviso è anche Alessandro Benetton, arrivato a Milano per l’inaugurazione di un rinnovato negozio Benetton nello strategico Corso Buenos Aires.
“Non penso che il commercio online sia pronto a sostituire quello reale. Al contrario, penso che occorre dedicarsi più al retail. Negli ultimi cinque anni, abbiamo investito 700 milioni di euro nei nostri punti vendita. E oggi vantiamo una presenza di 5000 negozi nel mondo. Però concordo col fattore velocità, da sempre prerogativa di Benetton. A questo, comunque, vanno aggiunti qualità, prezzo competitivo e un’offerta completa”.