Apple Product Design: 35 Years of Consumer Electronics [INFOGRAPHIC]

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When it comes to industrial design, few consumer electronics or computer makers have the legacy or influence of Apple, Inc. In the last 35 years, Apple has introduced a myriad of products and devices, some very successful, some, not so much.

Artist Mike Vasilev created this infographic for Mashable, highlighting the major Apple product releases and design changes from 1976 through 2011.

With rumors of the iPhone 5, iPhone 6 and a smaller, lower-cost iPhone all spreading through the technosphere, we feel certain that at least one more item will be added to the “redesign” list before 2011 closes out.

 

 

Come si valuta il successo di una pagina su Facebook?

by pierotaglia.net

Una delle domande ricorrenti e di cui spesso si parla è il valore di una pagina su Facebook: conta il numero di fan? Il numero di interazioni? La somma di like, condivisioni, tag?

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Sinceramente non penso nessuna delle tre. Alcuni anni fa ero profondamente convinto che il valore del web 2.0 non fosse quantificabile ma, durante una settimana a San Francisco, un carissimo amico mi disse “Il fatto che tu non sappia misurarlo non significa che non possa essere misurato”. Due schiaffoni (morali) in Market Street ma che mi hanno spinto ad approfondire il tema e a rimettere in discussione le mie convinzioni.

Partiamo da un assunto: lo scopo di un’azienda è vendere. Attraverso i suoi prodotti e servizi può migliorare il mondo e rendere felici le persone, ma per realizzare questo intento prima deve vendere. Punto. Se non vendi non sopravvivi, se non sopravvivi non cambi il mondo. A questo punto il valore si traduce nei risultati.

Risultato è una parola importante, è qualcosa che avviene dopo, a conseguenza di alcune operazioni. Il ROI è un risultato e come tale non può essere predetto ma calcolato a posteriori: (guadagni – costi)/costi, se non ho questi dati non posso calcolarlo. Il valore di una pagina Facebook dipende dai risultati che consegue e ogni pagina a questo punto è a sé. Se sono un ristorante valuterò il numero di persone che dalla pagina vengono a mangiare, se faccio customer care controllerò i risparmi generati dalla gestione sulla piattaforma rispetto ad un’altra, ma se sono un giornale?

Questa mattina su Friendfeed abbiamo parlato, come spesso accade, di alcuni grafici emersi su Social Bakers che mettevano in luce l’engagement (il tasso di interazione) su Facebook per alcune categorie e si discuteva dell’importanza di questo valore (qui il post completo che ha dato il via alla discussione). A seconda della tipologia di pagina si vedono variazioni importanti nelle percentuali soprattutto per le pagine del settore media.

In molti casi possiamo osservare come il rapporto tra numero di fan e interazione sia inversamente proporzionale, ma è solo una questione di dimensioni? No, l’engagement dipende anche da altri fattori come ad esempio la categoria: le telco hanno un elevata interazione perché la pagina viene usata dalla persone per lamentarsi dei disservizi e quindi come canale di Customer Care. A questo punto le interazioni non sono necessariamente positive: 10.000 clienti che si lamentano non possono essere considerati un successo. Le metriche richiedono delle analisi non solo quantitative ma devono essere qualitative. Ma il settore media? È giusto/corretto che abbia dei valori prossimi allo zero?

La risposta a mio avviso non è certa. Lo scopo in questo caso di una pagina Facebook è aumentare il numero di visite al sito e incrementare di conseguenza gli introiti derivanti dalla pubblicità. Ha quindi senso stimolare l’interazione o cercarla ad ogni costo? Dipende dai valori che si ottengono sul sito.

Se ad esempio non facendo attività il numero di visite provenienti da Facebook è alto, per quale ragione dovrei aumentare l’effort nella gestione? Se il numero di condivisioni è elevato, per quale ragione dovrei sviluppare attività mirate? Ovviamente se questi valori non sono soddisfacenti o vogliamo che crescano è necessario stimolare le interazioni sulla pagina. Rimango profondamente convinto del fatto che se il prodotto è buono, le attività di comunicazione, soprattutto social, non siano indispensabili (nonostante portino benefici e siano un tassello importante per conseguire il successo): se gli articoli sono interessanti e ben scritti, conta che sulla pagina ci siano domande? Le persone sono più interessati ai contenuti o alla co-creazione?

La questione della “costruzione collettiva” mi lascia spesso perplesso. Dai risultati delle interviste le persone dicono di voler parlare con i brand ma in pratica il livello di interazione è sempre bassissimo: sulle pagine che gestivo i livelli non sono mai andati sopra il 3%. Una vecchia ricerche di Nielsen diceva che i creatori di contenuti rappresentassero un mero 1% sul totale degli utenti online, il 9% condivideva e il restante 90% erano semplici osservatori. Oggi sappiamo che questi valori sono leggermente più alti: 10% creano, 20% condividono 70% guardano. Esiste una grande differenza tra quello che diciamo e quello che facciamo e il numero di persone che creano davvero è molto basso.

La maggior parte dei nostri comportamenti sono istintivi e solo in un secondo tempo li razionalizziamo: non siamo logici, questo è ormai noto. Le persone non sanno quello che vogliono e non sono consce delle motivazioni per cui agiscono o comprano un oggetto piuttosto che un’altro, se interrogati vorrebbero cavalli più veloci. Approfondendo e studiando questi aspetti pongo sempre meno fiducia nelle survey condotte sulle persone: in molti casi le risposte date sono quelle standard che ci si aspetterebbe da una persona coscienziosa (in psicologia si parla di risposta preferita) mentre nella realtà e online poi agiamo diversamente altro.

Se le persone a questo punto dicono di voler fare qualcosa e agiscono in maniera diametralmente opposta, come possiamo fare? Ascoltare. Le persone tendono ad essere spontanee nei loro spazi online e quindi invece di portarli sulla pagina ritengo molto più interessante leggere quello che scrivono: esserci, ascoltare, capire sono attività più importanti di parlare. Ci sono già clienti che si lamentano senza che debba aprire una pagina, ci sono persone che esprimono bisogni senza una tab, ci sono comportamenti in atto che possono dire come le persone vorrebbero navigare all’interno del portale.

Un ulteriore tassello dell’ascolto è sicuramente l’analisi del traffico sul sito e dei comportamenti degli utenti. Il bounce rate (numero di visite singole senza un secondo click) è negativo? Non necessariamente. Il rimbalzo non da indicazioni sui tempi di permanenza quindi non è possibile sapere quanto le persone sono rimaste a leggere quella determinata pagina (per approfondire il concetto di bounce rate). Questo valore poi dipende più dal modo in cui è costruito il sito e dal layout che dalla provenienza. Il discorso poi andrebbe ampliato con considerazioni sul foraging di un giornale, sulla sua posizione all’interno dell’ecosistema e sull’ottimizzazione di tutte le presenze, ma andremmo fuori tema.

Cosa conta alla fine in una pagina Facebook per un’azienda operante nel settore media? Il traffico verso il sito che non richiede necessariamente una presenza sui Social Network: Apple non ha venduto iPhone e iPad a causa alla pagina Facebook. La possibilità di condividere gli articoli (o porzioni di esse) con i propri contatti è più importante di una bella tab di benvenuto: è un social-network e non un brand-network, sono più interessato a quello che scrivono e condividono i miei contatti rispetto a quanto pubblicato sulle pagine. Ci sono ricerche interessanti che mostrano come alla fine l’attività di comunicazione delle pagine (sapendo che è finalizzata come la pubblicità) risulta meno credibile (questo spiega l’importanza dei blog e la crescente fiducia nei post spontanei).

Quindi Facebook è inutile? Non è un mezzo per tutti e non tutti devono usarlo allo stesso modo. Un piccone serve a una cuoca? No, ma per un minatore è lo strumento di base. Sicuramente c’è una massa di persone enorme, ma gli sforzi richiesti per gestire, moderare, monitorare, sviluppare, superare il rumore di fondo, farsi vedere, non sempre superano i benefici. È necessario pensare in maniera intelligente la propria presenza e le attività per conseguire gli obiettivi e migliorare il mondo e la vita delle persone.

Social Media marketing “Made for China”

by Guido Ghedin (youngdigitallab.com)

social media china

E nel frattempo cosa succede in Cina? Si parla sempre tantissimo dello spaventoso (economicamente) gigante asiatico, ma si tende a dimenticarlo quando si parla di campagne globali sui Social Media. Come tutti sappiamo molto bene, nella Repubblica Cinese il panorama digitale è diverso.

Non c’è Facebook, ma RenRen e Kaixin001. Non si usa molto Twitter, i contenuti viaggiano su Sina Weibo. I video si guardano su Youku, e si comunica su piattaforme a noi ignote, come QQ.com. Ma, alla fine dei conti, quando i global brand progettano campagne virali, ci rendiamo conto di essere tutti fratelli.

Oggi analizziamo due campagne di successo sui Social Media cinesi, da parte di BMW e di Lipton.

 

Si tratta di social network simili e costruiti sulla base dei nostri (americani, più che nostri). Ad esempio non molto tempo fa, in seguito al successo del marketing su Farmville, Renren ha lanciato una campagna video che integra i clienti (esseri umani) con alcuni elementi dei suoi social games più popolari: animali, frutta, elementi di arredo, derivati da giochi che permettono di gestire fattorie e ristoranti. Segnale evidente che il social gaming è parte vitale del business di RenRen, social network da 160 milioni di utenti registrati e 31 milioni di active users. Qui il link al video su Youku: Bello, vero?

 

social media china

Moltissimi brand si sono mossi con successo su questo social network: un caso studio è Dell, che su Renren ha più di 700 mila fan, promuove i suoi prodotti con giochi a premi e ha dato vita a Dell Campus per coinvolgere gli studenti universitari (case study trovata qui).

O Maybelline, che ha puntato su un doppio approccio, coinvolgendo sia Renren che Sina Weibo — sito di microblogging da 140 milioni di utenti. Grosso modo si potrebbe definire una campagna mista Twitter + Facebook: su Sina Weibo il colosso dei cosmetici di New York ha puntato sulla discussione ed il coinvolgimento degli utenti già acquisiti, mentre su Renren, dal target più “facebookkaro”, ha spinto leve puramente promozionali, con sconti, payoff accattivanti e lancio di nuovi prodotti. Per saperne di più, ecco un articolo dell’ottimo blog Penn-Olson.

Ma veniamo alle due campagne virali che vi avevamo promesso, ed iniziamo con un bell’esempio di hoax marketing.

BMW Serie 1

Inizia tutto con del buon seeding su Sina Weibo: ecco il post dove si domanda alla rete di formulare ipotesi sull’origine di misteriosi cerchi sulla sabbia. Più di 18 mila commenti fanno capire che la discussione ha suscitato interesse. Infatti, si sono subito attivati gli appassionati di ufologia, che hanno inevitabilmente fomentato dubbi e follie, aumentando il potere di diffusione virale delle foto. Poi ci si è messa anche Xinhua, agenzia di stampa ufficiale cinese, che ci ha dedicato un articolo, facendo esplodere ulteriormente il caso anche su altri media… direi che BMW China ha un discreto ufficio PR, sbaglio?

 

 

E poi è arrivato il reveal, seguito dal video qui sopra e tutto quello che ne consegue, compreso il collegamento un po’ forzato con la campagna ufficiale di BMW UN1QUE, gestita da Leo Burnett.

Aggiungo io: una campagna fake a tema alieni non è una grande novità: ricordate il Cloverfield marketing nel settore entertainment? E oltretutto, il target della Serie 1, forse, non è vicinissimo al target degli appassionati di paranormale. Comunque, per ulteriori informazioni e… ulteriori critiche alla campagna, leggete qui!

Lipton Milk Tea

E ora veniamo ad un prodotto che Unilever produce per il mercato asiatico, a base di the e latte. È stato promosso tramite un’applicazione web piuttosto kitsch ma molto intelligente, e sicuramente meritevole di essere menzionata.

 

china viral marketing

L’applicazione virale, lanciata nel 2010 in onore del capodanno cinese, permetteva agli utenti di inserire la propria faccia per diventate una ballerina o una rockstar… lo so, non è l’idea del secolo, ma ha ottenuto circa 90 milioni di contatti in meno di due settimane. Il segreto? Il seeding su QQ.com, il più importante sito di IM al mondo, forte di più di 800 milioni di utenti.

E poi, chiaramente, anche quel discorso che avevamo già affrontato sul tema del marketing ego-friendly: a tutti piace essere protagonisti, seppure di un contenuto digitale breve e non certo di alto spessore culturale.

Alla fine, pensandoci, non cambia molto se è Facebook o Renren, se è Youtube o Youku: davanti ad un contenuto accattivante, un tastiera ed uno schermo, siamo tutti piuttosto prevedibili.

Social Media in Russia: perché Facebook non supera VKontakte, e altro ancora

by Flaminia Fogliadini (con la collaborazione di Guido Ghedin) youngdigitallab

 

social media russia vkontakte facebook

Come funzionano i social network in Russia? Dopo la nostra analisi su casi di successo nel Social Media marketing in Cina, la nuova contributor Flaminia Fogliadini (con la collaborazione di Guido Ghedin) ci racconta il complesso panorama del Social Web nell’ex URSS.

Non c’è bisogno di ripeterlo: Facebook domina gran parte del panorama social del globo. Eppure ci sono alcune realtà locali che non mollano la presa, come mostra la nota mappa di Vincenzo Cosenza. Nello specifico, la Russia risulta contesa principalmente tra VKontakte e Odnoklassniki, che potremmo tradurre in Italiano rispettivamente come “In contatto” e “Compagni di classe”.

Ma andiamo a conoscere i vari player principali: tra le piattaforme locali, oltre a VKontakte e Odnoklassniki, sono presenti MyWorld@Mail.ru e Livejournal, mentre a livello social globale è doveroso citare Twitter e Facebook.

social media world map

Vkontakte

Vkontakte è il social network fondato da Pavel Durov nel 2006. Dichiara attualmente più di 150 milioni di iscritti sul proprio sito da ogni parte del mondo (83 milioni da Russia e Ucraina, secondo Ogilvy), di cui solo 28 milioni attivi ogni giorno.

Il motivo di questo divario è principalmente l’utilizzo di Vkontakte come piattaforma per lo spam, aspetto che ha reso molto sospettosi gli utenti e del quale si dovrà tener conto al momento di gestire la presenza di un Brand su questo social network. E’ poi curioso notare come si possa facilmente accedere all’elenco dei nomi e dei profili in ordine d’iscrizione, in barba alla privacy.

Un altro elemento da considerare è la massiccia presenza di teenagers, quindi di utenza a basso potere d’acquisto; nonostante il vice presidente di Vkontakte Ilya Perekopskyi abbia affermato che oltre il 60% dell’utenza è over 25 e non appartenente alla categoria studenti, è molto difficile farsi un’idea diversa utilizzando quotidianamente questa piattaforma (per un approfondimento consigliamo questo articolo).

Aspetto confermato anche dalla tipologia di aziende che possono attualmente vantare una case history di successo su questo social network, tra le quali Clearasil, prodotto della scuderia Reckitt Benckiser che punta principalmente sulla cura dell’acne, che proprio su VK ha dato vita ad una interessante campagna di Social Media marketing in Russia.

Clearasil si è imposta con una VKontakte app che permetteva agli utenti di creare video incentrati sul benefit del prodotto, il tutto contornato dall’incentivo a viralizzare i contenuti sulla piattaforma, da altre micro campagne di contorno e da supporto PR online e offline. I risultati, oltre ai 13.000 contenuti caricati ed il mezzo milione di utenti coinvolti in totale, sono stati un aumento delle vendite del 30% rispetto al 2009. Per maggiori informazioni, ecco il riassunto della campagna su Vimeo.

clearasil vkontakte

In un paese come la Russia, dove il tempo medio trascorso sui social network è pari a 10,3 ore mensili, ovvero il doppio rispetto all’utenza statunitense, come si spiega il successo di VKontakte rispetto a Facebook?

La risposta è piuttosto semplice: VK, oltre all’ingresso in anticipo sul mercato e un’origine nazionale, offre un sistema di filesharing che consente di reperire facilmente film piratati con doppiaggio in lingua russa e una grandissima varietà di musica gratis. Questo determina la decisione di molti utenti di non lasciare VK in favore di Facebook, ma rappresenta anche un elemento sul quale riflettere, nel momento in cui si analizza il target al quale rivolgersi in una campagna per un brand.

L’arrivo di Facebook in Russia ha determinato lo spostamento da VK di un’utenza che ha inciso limitatamente dal punto di vista numerico (meno di 6 milioni di utenti tra Russia e Ucraina, secondo Ogilvy), ma che, dal punto di vista qualitativo, presenta caratteristiche di maggiore apertura nei confronti dei Brand (anche per enfatizzare il proprio status sociale) e con un livello culturale superiore.

E’ comunque da evidenziare l’impegno di questo social network a evolversi verso una piattaforma più professionale, adottando misure antispam e introducendo ad aprile 2011 la possibilità di aprire pagine Brand e di lanciare campagne di video advertsing.

Come in tutti i paesi del mondo, infatti, l’online video è un linguaggio fondamentale per far conoscere un Brand; basti guardare questa campagna virale che ha lanciato nel mercato russo un prodotto “difficile da raccontare”: un set di sali marini per liberare il naso, chiamato Aqua Maris. Oltre al video dei finti “Campionati di Pulizia Nasale”, l’agenzia Novocortex ha creato per Aqua Maris una serie di personaggi fittizi e fake-website, creando un forte buzz attorno a questa intelligente hoax e facendola rimbalzare tra diversi siti di news, sia in Russia che oltre confine.

E questo sta a dimostrare che il pubblico russo è molto reattivo e facile da coinvolgere quando i contenuti, per quanto apparentemente poco interessanti per i più, vengono strutturati nel modo giusto (per saperne di più leggete qui).

 

Odnoklassniki

Questo social network lanciato nel 2006 ha un numero di utenti registrati decisamente inferiore a VK (43 milioni tra Russia e Ucraina). Risulta però essere cresciuto molto dopo la decisione di VKontakte di reinserire l’iscrizione solo su invito (una delle azioni per contrastare lo spam): si è aggiudicato il Kazakistan che, fino a pochi mesi fa, era presidiato dal competitor. È inoltre molto popolare in Kyrgyzstan e il secondo sito più usato in Armenia.

L’utilizzo principale di questa piattaforma (che un tempo era a pagamento) è quello di ricercare i vecchi compagni di classe, ed è al momento un canale non particolarmente considerato dai Brand, che scelgono social network alternativi come Vkontakte o Facebook.

Odnoklassniki appartiene al gruppo Mail.ru, la più grande compagnia Internet nei paesi di lingua russa, che possiede anche My World@mail.ru e il 33% di Vkontakte, oltre a due dei più grandi servizi di Instant Messaging (ICQ e Mail.ru Agent, con più di 80 milioni di account di e-posta registrati). Nonostante appartengano tutti allo stesso gruppo, non sono mancate dichiarazioni pesanti da parte di Pavel Durov e nei confronti di Mail.ru, e il fondatore di VK ha bloccato la possibilità di raggiungere link su domini Mail.ru da VKontakte. Pazzesco, vero?

My World@mail.ru

Questo social network, nato nel 2007,  raccoglie quasi 4 milioni di utenti tra Russia e Ucraina, principalmente ragazzini e bambini secondo Ogilvy. Il principale obiettivo di questa piattaforma è quello di incentivare il collegamento con conoscenti e nuovi amici e fornire il numero massimo di possibilità per comunicare, caratteristiche che oggi lo rendono uno dei principali social network russi.

I membri di “My World” possono inviare messaggi privati, scambiarsi regali, esprimere desideri, pubblicare foto e video, gestire blog e ascoltare musica, ma soprattutto essere aggiornati minuto per minuto su cosa stanno facendo i propri amici, grazie al dettaglio degli aggiornamenti (caratteristica che rende questo social network molto gradito ai giovanissimi).

Twitter

La piattaforma californiana rappresenta, secondo Ogilvy, una nicchia inferiore a 2 milioni di utenti tra Russia e Ucraina ma, come nel resto del mondo, presenta un’utenza di livello culturale alto e molto propensa all’utilizzo di dispositivi mobile.

Proprio questa utenza è protagonista di un aspetto del web russo che mi ha incuriosito, ovvero: come si relaziona il web in un paese con un passato appesantito dalla censura? Riesce a funzionare Twitter in Russia?

Al momento, pare incredibilmente bene. Ai tempi del regime sovietico il fenomeno del samizdat (“pubblicazione indipendente” in russo) era l’unico modo per far sentire la propria voce in una società fortemente appiattita dalla propaganda. C’è stata quindi una naturale propensione ad abbracciare la tendenza all’online blogging durante il decennio scorso, come reazione a un aumentato monitoraggio delle interazioni online da parte del governo russo. Risultato? 7,4 milioni di blog con circa 23 milioni di lettori, secondo i dati della Russian Association of Electronic Communications.

Livejournal

Livejournal è piattaforma di blogging americana acquistata nel 2007 dalla media company russa SUP. Oggi, la sezione in lingua cirillica ha 1,5 milioni di utenti iscritti, che secondo Ogilvy rappresentano la fascia più matura del web in Russia con una netta propensione critica nei confronti di autori famosi. In un mondo dove i blog hanno ceduto rapidamente il posto ai social network, la Russia riveste un ruolo di eccezione vivendo una fase di transizione più lenta.

Sono presenti blog di argomenti femminili (Beauty, Lifestyle, Fashion) con i quali i Brand adottano già strategie di Digital PR convenzionali. Come per esempio nel caso di Yves Rocher, azienda di cosmetici francese che ha organizzato un evento per lanciare la linea Serum Vegetal in Russia, coinvolgendo le blogger e facendo loro provare i prodotti a casa gratuitamente. Quest’azione ha generato Buzz online a supporto del lancio commerciale.

Secondo Mikhail Geisherik, social media department director at Grape Advertising Agency, però, la motivazione che rende i blog così importanti è il fatto che molto spesso siano incentrati sul tema politico, come ci racconta la BBC. Il legame tra politica e social media in Russia è infatti molto sentito, tanto che il presidente Medvedev presidia Twitter con diversi profili e più di 600.000 followers, tra il profilo in inglese e quello in cirillico (che supera i 450k contatti). Ed è ovviamente presente anche su LiveJournal, con un video blog aggiornato con regolarità.

social media in russia

L’approccio del presidente è a volte sorprendentemente informale, raccontando episodi della propria vita e ricordi della giovane età:

medvedev twitter

Per giungere a una conclusione, il panorama web russo è una realtà ricca di sfumature e con enormi potenzialità: secondo una ricerca Comscore dello scorso anno, la Russia vanta il maggiore tasso di engagement al mondo. Saper strutturare una campagna marketing su Vkontakte, o trovare il modo di inserirsi nelle conversazioni su Twitter in cirillico, potrebbero essere delle mosse fondamentali anche per molti brand italiani.

Ma ci sono diversi aspetti che vanno compresi: ad esempio, nonostante diversi segmenti della popolazione siano ben disposti a comunicare via Twitter, i russi sono molto poco aperti per quello che riguarda le applicazioni location based. Probabile retaggio di una di dittatura molto invasiva nei confronti della privacy.

Senza dubbio, quindi, per pianificare in modo efficace l’ingresso di un brand in questo paese sono necessarie accurate analisi e profonda conoscenza del territorio, per poter centrare il bersaglio giusto e non parlare al vento.

Introducing Facebook for iPad

Many of you have been asking about Facebook for iPad. Today, it’s finally here. With the iPad app, you get the full Facebook experience, right at your fingertips. It’s a fun way to keep up with friends, share photos, chat and more.

Here are some of the highlights.

A hands-on Facebook

Use your fingertips to scroll through your News Feed. Give the screen a swipe to page through albums. Pinch a picture to zoom in. Whatever you’re up to, using Facebook on your iPad just feels fun.

Bigger, better photos

Photos really shine on the iPad. They’re bigger and easy to flip through, like a real photo album. It’s like having a slideshow with all your friends and memories, wherever you go.

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Your games, apps, groups and lists are in the left-hand menu, so you don’t have to dig around to find the stuff you use most. And your messages and notifications are at the top of every screen, so you can respond to friends and keep up with important updates—without losing your place.

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Chat, games and other features

The app comes with a bunch of other new features: You can chat with friends right from your iPad, for example, or play games and use apps in full-screen mode. You can also watch high-res videos inline, record HD video and stream to Airplay devices.

See and send messages

Get the App

Facebook for iPad is now available in the App Store.

We’ve also made several improvements to the iPhone app and m.facebook.com. With your next update, you’ll see a simplified navigation, faster search and access to more games and apps.